Les Républicains sospende sei ministri per aver aderito al governo Lecornu

Il partito Les Républicains ha sospeso sei dei suoi membri mercoledì per aver aderito al governo di Sébastien Lecornu II, evidenziando una frattura interna dopo la partenza di Bruno Retailleau. La decisione, approvata dalla maggioranza dell'ufficio politico, mira a preservare l'indipendenza del partito contro ciò che considera una svolta a sinistra. Retailleau, senza rimpianti, ha riaffermato la sua posizione critica in un'intervista televisiva.

Mercoledì 22 ottobre 2025, l'ufficio politico di Les Républicains (LR), riunito per oltre due ore nella sede del partito, ha votato la sospensione di sei dei suoi membri che sono ministri nel governo di Sébastien Lecornu II fino a nuovo avviso. La sanzione, proposta dal segretario generale Othman Nasrou, un alleato stretto di Bruno Retailleau, è stata approvata per alzata di mano da circa 40 membri, contro sei oppositori tra cui Laurent Wauquiez, Jean-François Copé e Xavier Bertrand.

I ministri interessati sono Rachida Dati (Cultura), Annie Genevard (Agricoltura), Philippe Tabarot (Trasporti), Vincent Jeanbrun (Abitazione), Sébastien Martin (Industria) e Nicolas Forissier (Commercio estero). La dichiarazione del partito giustifica la misura affermando che «rimanere in questo governo equivarrebbe a fondersi nel macronismo, rinunciando all'indipendenza e alle convinzioni che sottendono il nostro impegno». Denuncia l'«orientamento sinistrorso» del governo, citando l'abbandono della riforma delle pensioni e la proliferazione di aumenti fiscali, come un «contributo eccezionale» sulle grandi fortune o una tassa sugli asset delle partecipazioni.

Questa decisione arriva tre settimane dopo la brusca uscita di Bruno Retailleau dal governo, che ha contribuito a far cadere con un tweet che criticava la nomina di Bruno Le Maire agli Eserciti. Il 14 ottobre, il discorso di politica generale di Sébastien Lecornu ha confermato i timori di Retailleau, che paragona la roadmap di bilancio a quella di «un primo ministro socialista». Giovedì 23 ottobre, su LCI, Retailleau ha difeso la sua scelta: «Zero rimpianti», ha detto, aggiungendo che «sarebbe stato infelice» a rimanere, poiché «la nave stava prendendo una direzione diversa dalle convinzioni dei Républicains». Afferma che la sua uscita dimostra: «Tutto prova che avevo ragione».

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