Furto al Louvre: due sospetti incriminati, gioielli scomparsi

Dieci giorni dopo il spettacolare furto nella galleria Apollon del Louvre, due sospetti hanno parzialmente ammesso i fatti durante la loro incriminazione per furto in banda organizzata. Le otto gioielli rubati, valutati circa 88 milioni di euro, rimangono irreperibili nonostante un'indagine che coinvolge cento investigatori. Nel frattempo, il prefetto di polizia di Parigi evidenzia infrazioni nelle telecamere di sorveglianza del museo.

Il 19 ottobre 2025, intorno alle 9:30, quattro individui hanno compiuto un audace furto al Louvre. Vestiti con giubbotti gialli e fingendosi operai, due di loro hanno usato un camion elevatore sul Quai François-Mitterrand per accedere alla galleria Apollon. Hanno infranto una finestra e le vetrine con flessibili, rubando otto gioielli in sette minuti prima di fuggire su due scooter T-Max guidati da complici. Tra gli oggetti rubati c'è la collana parure di zaffiro delle regine Marie-Amélie e Ortensia. Un nono pezzo, la corona dell'imperatrice Eugénie incastonata con 1354 diamanti, 113 tagli rosa e 56 smeraldi, è caduta e si è danneggiata durante la fuga; richiederà un restauro.

I sospetti si erano incontrati in un punto di ritrovo per cambiare veicoli prima e dopo il furto, dirigendosi a est di Parigi. L'indagine, condotta dalla Brigade de répression du banditisme (BRB) e dall'Office central de lutte contre le trafic de biens culturels (OCBC), ha utilizzato filmati di sorveglianza per tracciare il loro percorso. Sono state raccolte oltre 150 campioni di DNA e 189 sigilli.

Il 25 ottobre, due uomini di Seine-Saint-Denis, residenti ad Aubervilliers, sono stati arrestati. Il primo, 34 anni, algerino, lavorava come fattorino con precedenti per furti e infrazioni al traffico. Il secondo, 39 anni, era autista di taxi abusivo e poi fattorino, noto per furti aggravati e sotto sorveglianza giudiziaria. Tracciati dal loro DNA su uno scooter e sulle vetrine, sono stati incriminati il 29 ottobre per 'furto in banda organizzata e associazione criminale'. La procuratrice di Parigi Laure Beccuau ha dichiarato: 'Voglio mantenere la speranza che vengano trovati e restituiti al museo del Louvre e alla Nazione. Questi gioielli sono naturalmente invendibili oggi.' Cento investigatori continuano la ricerca, senza escludere un gruppo più ampio, ma senza prove di complicità interna al museo.

Nel frattempo, durante un tavolo rotondo al Senato il 29 ottobre organizzato dalla commissione cultura presieduta da Laurent Lafon, il prefetto di polizia di Parigi Patrice Faure ha ritenuto il Louvre in 'infrazione' con le sue telecamere di sorveglianza, che sono tecnicamente obsolete e utilizzate al di fuori del quadro legale. La direzione del museo e la prefettura si accusano a vicenda di trascurare i dintorni del palazzo, una situazione emblematica delle carenze nei 1220 musei pubblici. Faure si è opposto all'installazione di una stazione di polizia all'interno del museo, come aveva proposto il ministro dell'Interno Laurent Nunez.

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