Sébastien Lecornu si dimette dopo 27 giorni come primo ministro

Il primo ministro francese Sébastien Lecornu ha presentato le dimissioni a Emmanuel Macron il 6 ottobre, meno di 24 ore dopo aver annunciato il suo governo. Nomina di 27 giorni fa, diventa il capo del governo con il mandato più breve nella Quinta Repubblica. Macron gli ha affidato negoziati finali fino a mercoledì sera per definire una piattaforma di stabilità.
Sébastien Lecornu, nominato primo ministro il 9 settembre 2025, ha formato il suo governo domenica 5 ottobre, riconfermandone 12 dal precedente esecutivo di François Bayrou. Nuove figure includevano Bruno Le Maire alla Difesa e Éric Woerth all'Edilizia. Tuttavia, sono emerse critiche immediate dalla destra e dall'opposizione, in particolare da Bruno Retailleau (LR), che ha denunciato una mancanza di 'rottura' e un 'problema di fiducia' dopo aver appreso della nomina di Le Maire.
Lecornu ha giustificato le dimissioni affermando che 'le condizioni non erano più soddisfatte' per governare, citando il rifiuto dei partiti di riconoscere la rottura simboleggiata dall'abbandono dell'articolo 49.3, posizioni rigide e 'appetiti partitici' legati alle elezioni presidenziali del 2027. 'Non si può essere primo ministro quando le condizioni non sono soddisfatte', ha dichiarato davanti a Matignon.
Emmanuel Macron ha accettato le dimissioni ma ha incaricato Lecornu di 'negoziati finali' entro mercoledì sera per una 'piattaforma di azione e stabilità'. In caso di fallimento, il presidente 'assumerà le sue responsabilità', alludendo a uno scioglimento. Lecornu non desidera essere renominato, nemmeno in caso di successo.
Le reazioni abbondano: Il RN, tramite Marine Le Pen e Jordan Bardella, chiede lo scioglimento, definendolo una 'crisi di regime'. PS e Verdi, attraverso Boris Vallaud e Pierre Jouvet, invocano un primo ministro di sinistra. Gabriel Attal (Renaissance) esprime incomprensione per le decisioni di Macron. I mercati reagiscono: Il CAC 40 crolla di quasi il 2%.
Questa crisi prolunga l'instabilità dalle elezioni legislative del 2024, minacciando il bilancio 2026 e evidenziando le divisioni nella 'base comune' tra macroniani e LR.