La difesa di Cédric Jubillar chiede l'assoluzione alle assises di Albi

Nel processo per l'omicidio di Delphine Jubillar, gli avvocati della difesa hanno tenuto appassionate arringhe conclusive giovedì per seminare dubbi e ottenere l'assoluzione di Cédric Jubillar. Hanno evidenziato la mancanza di prove concrete e lacune nell'indagine, dopo la richiesta dell'accusa di 30 anni di carcere il giorno precedente. La sentenza è attesa per venerdì.

Il processo a Cédric Jubillar, un pittore-intonacatore di 38 anni accusato di aver ucciso la moglie Delphine, scomparsa il 15 dicembre 2020 a Cagnac-les-Mines, ha raggiunto la fase finale presso la corte d'assise di Albi. Senza corpo o scena del crimine identificata, l'accusa si basa su un fascio di indizi, ma la difesa, guidata da Me Emmanuelle Franck e Me Alexandre Martin, li ha smantellati durante arringhe conclusive antologiche giovedì.

Me Franck ha denunciato un 'circo giudiziario' alimentato dai media e da un'indagine di parte. Ha evidenziato l'assenza di un'arma, tracce o testimoni, criticando i metodi dei gendarmi: prossimità malsana con i testimoni, errori nei dati telefonici dell'amante di Delphine, Donat-Jean Macquet, e sospetti potenziali scartati troppo in fretta, come Anthony C., che ha confessato un omicidio via messaggio senza essere in custodia. 'Non avete nemmeno l'inizio di una scena del crimine!', ha esclamato, puntando al misterioso sblocco del telefono di Delphine alle 6:52 del mattino del 16 dicembre, quando Cédric era con i gendarmi.

Me Martin ha discusso l'infanzia difficile dell'accusato, la sua resilienza e l'amore di Delphine per lui, respingendo qualsiasi idea di controllo. 'Cédric era quello che era, ma Delphine lo amava', ha detto. Ha condannato i rumors e l'isolamento in prigione, notando che non ci sono messaggi insultanti nonostante la crisi della coppia nel 2019-2020. Commosso, ha concluso: 'Non potete condannare Cédric Jubillar, il vostro dovere impone di assolverlo', citando l'articolo 353 del Codice Penale sulla convinzione intima.

La decisione, presa a maggioranza di sette su nove voti (tre magistrati, sei giurati), affronterà la colpevolezza senza prova definitiva. I figli Louis ed Elyah attendono una sentenza che potrebbe privarli del padre.

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