Cuba rifiuta il sostegno militare a Maduro in mezzo all'escalation Usa

In un incontro a Caracas a metà ottobre 2025, consiglieri cubani hanno detto al presidente venezuelano Nicolás Maduro che non poteva contare sul sostegno militare dell'Avana in mezzo alla crescente presenza militare statunitense vicino alle coste venezuelane. Cuba limiterà il suo appoggio al sostegno politico, citando rischi per la propria sicurezza. Il rifiuto ha sorpreso il circolo ristretto di Maduro, che si aspettava un'alleanza più ferma dal partner storico.

L'incontro tra Maduro e i consiglieri cubani si è tenuto il 12 ottobre 2025, secondo il rapporto settimanale Political Risk Report di Caracas Consulting, consultato da El Toque. Fonti vicine al governo venezuelano hanno rivelato che Maduro cercava assistenza militare o logistica da Cuba in mezzo alle tensioni con gli Stati Uniti. Tuttavia, i cubani sono stati categorici: non forniranno aiuti militari, poiché ciò metterebbe a rischio la sicurezza dell'isola.

I consiglieri hanno esortato Maduro a «resistere all'escalation statunitense» e a guadagnare tempo mobilitando i suoi pochi alleati internazionali rimasti. Hanno anche raffreddato l'idea che Maduro si stabilisse a lungo termine a Cuba in caso di crollo del suo regime, considerandola «scomoda» per l'Avana. Al suo posto, hanno raccomandato un'offensiva mediatica internazionale, cercando e finanziando intellettuali e figure pubbliche disposte a respingere un'eventuale azione militare statunitense.

Questa posizione è in linea con le dichiarazioni ufficiali cubane. In un'intervista di settembre 2025 con il giornalista Mehdi Hasan, il vice ministro cubano degli Esteri Carlos Fernández de Cossío ha respinto qualsiasi intervento armato: «Non andremo in guerra con gli Stati Uniti», ha dichiarato, limitando il sostegno a un appoggio politico in caso di attacco al Venezuela.

Il rapporto nota che i servizi di intelligence cubani hanno rivisto la loro valutazione: non considerano più le azioni di Washington come un semplice «bluff», ma come preparativi per operazioni mirate a alti funzionari del regime. Gli Stati Uniti hanno avvertito diverse nazioni caraibiche di bloccare i trasferimenti di oro e risorse venezuelane sotto minaccia di sanzioni.

In risposta, il ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino López ha ordinato alle forze armate di prepararsi a difendere il paese con «mezzi non convenzionali», inclusi sabotaggi e tattiche di guerra di guerriglia. Gli analisti interpretano ciò come un'ammissione di debolezza nella protezione di infrastrutture strategiche come aeroporti e porti.

Altri rapporti evidenziano contraddizioni nella strategia di Maduro. El País ha pubblicato il 12 ottobre che il chavismo non considera di negoziare l'uscita dal potere e preferisce resistere alla pressione statunitense. Tuttavia, El Nuevo Herald ha riportato il 16 ottobre che Maduro ha chiesto due volte all'amministrazione Trump di negoziare il suo ritiro, con proposte respinte che escludevano l'opposizione e María Corina Machado. The New York Times, il 10 ottobre, ha menzionato offerte di petrolio e risorse venezuelane in cambio di rimanere al potere. Il governo venezuelano nega qualsiasi negoziazione, e non sono state trovate referenze pubbliche all'incontro con i cubani.

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