Cinquanta detenuti della prigione Camp-Est a Nouméa, in Nuova Caledonia, hanno presentato un référé-liberté per denunciare le condizioni disumane di detenzione. L'azione è diretta al Ministro della Giustizia e è fissata per un esame urgente il 20 ottobre. I ricorrenti evidenziano il sovraffollamento e le strutture fatiscenti, inclusi container marittimi mal isolati.
Il 17 ottobre 2025, un référé-liberté è stato depositato presso il tribunale amministrativo di Nouméa da 50 detenuti della prigione Camp-Est, soprannominata 'la prigione della vergogna'. Questa richiesta collettiva senza precedenti contesta le condizioni di detenzione descritte come 'trattamento inumano e degradante'. L'udienza è programmata con urgenza per la mattina di lunedì 20 ottobre, diretta al Ministro della Giustizia, che supervisiona l'amministrazione penitenziaria in Nuova Caledonia.
Il nome Camp-Est risale all'epoca della colonia penale coloniale. Si tratta di un insieme di vecchi edifici fatiscenti dove la maggior parte dei detenuti è alloggiata in ex container marittimi. Queste strutture metalliche, mal isolate, diventano soffocanti durante l'estate australe. Il sovraffollamento aggrava il degrado di queste installazioni obsolete, peggiorando i problemi.
Invece di una rivolta o uno sciopero della fame, i detenuti hanno scelto di unire le loro testimonianze per questa azione legale. Questo approccio pacifico amplifica voci che di solito sono soffocate dietro le porte delle celle, evidenziando le disfunzioni persistenti della prigione.