Figure rispettate del dialogo in Nuova Caledonia esprimono preoccupazione per il possibile rinvio delle elezioni provinciali, temendo una ripetizione delle tensioni violente derivanti da decisioni imposte da Parigi. Gérald Cortot, Patrice Godin e Jean-Pierre Aïfa, vicini al movimento indipendentista, avvertono dei rischi mentre il Parlamento esamina il disegno di legge. La misura mira a prolungare le discussioni fino a giugno 2026 per un accordo consensuale sul futuro istituzionale del territorio.
In Nuova Caledonia, attori chiave del dialogo impegnati dalla rivolta di maggio 2024 esprimono apprensione. Gérald Cortot, ex collaboratore di Jean-Marie Tjibaou (1936-1989), ex presidente del Fronte di Liberazione Nazionale Kanak e Socialista (FLNKS), Patrice Godin, professore universitario, e Jean-Pierre Aïfa, membro del comitato dei saggi che ha supervisionato le campagne referendarie del 2018, 2020 e 2021, sono figure rispettate vicine al movimento indipendentista. Queste personalità, in parte provenienti dagli eventi degli anni '80, temono che decisioni prese a Parigi senza adeguata consultazione possano riaccendere la violenza nell'arcipelago.
Il contesto politico è teso: dopo la cancellazione di un dibattito all'Assemblea Nazionale il 22 ottobre 2024, una commissione parlamentare mista (CMP) ha concluso i suoi lavori lunedì 27 ottobre. Il disegno di legge, modificato dai socialisti, non si concentra più sull'"accordo del 12 luglio" firmato a Bougival (Yvelines) tra Stato, non indipendentisti e indipendentisti, ma mira a fornire tempo fino alla fine di giugno 2026 per "un accordo consensuale sul futuro istituzionale della Nuova Caledonia". Sono attese votazioni solenni in Parlamento nei prossimi giorni, che decideranno se le elezioni provinciali, vitali per il territorio, saranno rinviate nuovamente.
Queste preoccupazioni evidenziano le divisioni persistenti tra la Francia metropolitana e la Nuova Caledonia, dove scelte unilaterali hanno storicamente alimentato tensioni. I sostenitori del dialogo chiedono un approccio più inclusivo per prevenire un'ondata di violenza.