Il primo ministro Sébastien Lecornu ha annunciato martedì la sospensione della riforma delle pensioni del 2023 fino alle elezioni presidenziali del 2027, in cambio dell'impegno del Partito Socialista di non votare la mozione di sfiducia. Questa concessione mira a stabilizzare il governo in mezzo all'instabilità politica. La misura sospende l'innalzamento dell'età legale di pensionamento a 64 anni e l'accelerazione del periodo di contribuzione.
Durante il suo discorso di politica generale all'Assemblea Nazionale martedì 14 ottobre 2025, il primo ministro Sébastien Lecornu ha annunciato la sospensione della riforma delle pensioni adottata nell'aprile 2023 sotto Élisabeth Borne. Questa riforma prevedeva di innalzare l'età legale di pensionamento da 62 a 64 anni e di accelerare il periodo di contribuzione a 172 trimestri entro il 2027. Attualmente, l'età è di 62 anni e 9 mesi, con 170 trimestri richiesti.
La sospensione, effettiva fino alle elezioni presidenziali del 2027, riguarda circa 3,5 milioni di persone nate tra il 1964 e il 1968, che potrebbero andare in pensione tre mesi prima del previsto. Sarà inclusa tramite un emendamento al disegno di legge sul finanziamento della Sicurezza Sociale (PLFSS) presentato a novembre. Lecornu ha chiarito che «suspendre, ce n’est pas renoncer, ce n’est pas reculer non plus» (sospendere non significa rinunciare, né retrocedere), stimando il costo in 400 milioni di euro nel 2026 e 1,8 miliardi nel 2027.
In cambio, il Partito Socialista (PS), guidato da Olivier Faure, si è impegnato a non sostenere le mozioni di sfiducia discusse giovedì 16 ottobre. Faure ha ricevuto un messaggio da Lecornu che diceva «Je prends mon risque» (Mi assumo il rischio) prima dell'annuncio e ha sorriso brevemente durante il discorso. Il deputato PS Philippe Brun l'ha definita «la più grande vittoria del movimento sociale dalla revoca del CPE nel 2006».
Il governo propone anche di affidare la gestione del sistema pensionistico ai partner sociali attraverso una conferenza che formulerà proposte entro la primavera 2026. Lecornu ha citato l'esempio di Agirc-Arrco e ha dichiarato: «J’ai confiance dans la démocratie sociale» (Ho fiducia nella democrazia sociale). Le critiche abbondano: l'editorialista Gaëtan de Capèle denuncia un «sacrificio delle generazioni giovani», mentre Bruno Retailleau lo definisce un «rovesciamento spettacolare» con costi «esorbitanti». La CFDT acclama una «vittoria sindacale», ma la CGT rimane cauta e chiede l'abrogazione.